martedì 23 dicembre 2008

TUTTI SIAMO IMPORTANTI

Vorrei iniziare questo post con un aneddoto che mi è capitato questa mattina.
Io, da buon maschietto, seguo con passione il calcio, e per chi s’intende di calcio, sa che generalmente, almeno nel passato, il giocatore più apprezzato in una squadra di calcio è quello che porta il numero 10. Questo giocatore viene chiamato il “regista” della squadra (Roberto Baggio, Platini, Maradona… avevano il 10).
Quando da piccolo ho iniziato a giocare a calcio, visto che avevo iniziato a giocare molto dopo i miei compagni, ero costretto a rimanere in difesa dato che solo i più bravi potevano giocare in attacco o fare i registi, per cui avevo i numeri che vanno dal 2 al 6 (tutti questi numeri sono per i difensori).
Lo scorso anno, i miei amici mi hanno regalato un pacco di magliette bianche di cotone che io uso sotto una felpa o maglione, con i numeri dei vari giocatori di calcio attaccati dietro.
Ebbene ogni mattina apro l’armadio, ne prendo una, guardo il numero e la indosso.
Questa mattina, compiendo questo quotidiano rito, mi è capitata la maglietta col numero 2 e subito una smorfia è uscita dal mio viso… oggi indosso il 2 invece del 10 o del 9 e 11 che sono i numeri dei “centravanti”.
Ma subito dopo mi sono detto: in una squadra di calcio perché vada bene e sia forte c’è bisogno di tutti i numeri: dall’1 all’11… Cosa farebbe se avesse solo attaccanti? Tutti i giocatori sono fondamentali.
Il 2 è importante quanto il 10 se la squadra vuole essere forte e compatta.
Quanto è vera questa immagine anche nella vita pratica.
Ho applicato questa immagine anche alla vita pratica, al rapporto educativo: tutti i giovani, tutte le persone sono importanti e fondamentali per la società sebbene non abbiamo tutti le stesse qualità intellettive, caratteriali, le stesse risorse umane… TUTTI SIAMO IMPORTANTI.
Con questo messaggio auguro a tutti un Buon Natale.

lunedì 22 dicembre 2008

La sofferenza


Vorrei fare un'ulteriore precisazione riguardo il post già pubblicato sul caso Eluana.
La mia scelta è stata ed è ancora oggi quella di non schierarmi da nessuna delle due parti (favore o contro), per rispetto verso il padre di Eluana che da anni vive un dramma e una sofferenza enorme.
Come posso io, che sono estraneo e distaccato, dire: è giusto o sbagliato?
Con quale autorità io posso diventare giudice libero e tranquillo per decretare chi ha ragione o chi ha torto?
Permettetemi di dire questo: se uno vuole dire la propria opinione in questo caso, aggiunga all'inizio del suo discorso “secondo me” o “io credo che”.
Ad alcuni, leggendo il mio precedente post su Eluana, è sembrato che la mia non scelta, il non avermi esposto per un gruppo o l'altro, fosse simile ad una posizione di relativismo, dove ognuno può fare quello che vuole o pensa meglio.
Non è questa la mia intenzione: il valore della vita e la difesa di questa è uno dei principi fondamentali per me; ma voglio aggiungere che nel caso Eluana in ballo c'è la difesa della vita non solo di Eluana ma anche di suo padre.
Difendo la vita di Eluana, e non dovrei difendere la vita anche di suo padre che da sedici anni è diventata un'agonia?
Penso sia giusto riflettere su questa vicenda, capirla a fondo, confrontarsi con se stessi e con gli altri. Ma a volte impariamo anche a rispettare la sofferenza altrui senza per forza schierarsi da una parte o dall'altra.

domenica 21 dicembre 2008

Educazione come conversazione

Philippe Meirieu, nel suo libro Frankenstein educatore, afferma che “per realizzarsi l'uomo ho bisogno di cure attente e di conversare con un'entità dall'essenza superiore alla sua... Conversare è all'opposto dell'indottrinamento e nello stesso temo delle chiacchiere vuote, quando l'interlocuzione di un maestro permette a qualcuno di pensarsi nel suo rapporto con il mondo e di lasciare quello stesso maestro per affrontare il mondo”.
Quanto è vera questa affermazione pensando al tipo di rapporto educativo che ci deve essere tra un educatore ed i giovani. L'educatore è un'“essenza superiore”: non nel senso che si crede onnipotente e onnisciente, ma nel senso che diventa esempio, testimone, maestro per stimolare i giovani.
Un buon maestro, però, anche a sua volta ha bisogno di un confronto, di una conversazione con un'“entità superiore”.
Allora mi chiedo: io... tu, come educatore, con quale “essenza superiore” sto dialogando?
Qui si apre l'argomento alle metacompetenze dell'educatore.

martedì 16 dicembre 2008

Quali sono i tuoi punti forza?

Una poesia dice:

Se non potete essere un pino sulla vetta del monte, siate una piccola pianta nella valle.
Se non potete essere un albero,
siate un cespuglio,
ma siate il miglior piccolo cespuglio
sulla sponda del ruscello.

Se non potete essere una via maestra,
siate un sentiero.
Se non potete essere il sole,
siate una stella.
Siate il meglio di qualunque cosa siate. (D. Mallok).

Ogni educatore deve tirar fuori il meglio nella persona che ha davanti. Questo ancora di più nei giovani e ragazzi che a volte si sentono come sopraffatti dal peso dei cambiamenti che sentono in loro.
Quali sono i tuoi punti forza? Questa è la domanda che deve nascere ogni volta che qualsiasi educatore incontra un'altra persona.
Impariamo, allora, a guardare non le difficoltà o le cose che non vanno, ma le potenzialità che l'altro ha.