martedì 18 novembre 2008

"Vincere"



Che cosa significa "vincere" nell'educazione: tagliare il traguardo per primo e quindi da solo o arrivare con l'altro o gli altri?
Propongo un avvenimento accaduto alle paraolimpiadi di Seattle per riflettere su come nell'educazione "vinciamo" quando tralasciamo la nostra vittoria-prestigio personale per rallentare e cambiare la nostra corsa, per camminare, aspettare, seguire l'altro.

"Alle paraolimpiadi di Seattle, nove atleti, tutti mentalmente o fisicamente disabili, erano pronti sulla linea di partenza dei 100 metri piani.
Allo sparo della pistola iniziarono la gara, non tutti correndo, ma con la voglia di arrivare e vincere.
Durante la gara, uno di loro, un ragazzino, cadde sull'asfalto, fece un paio di capriole e cominciò a piangere.
Gli altri otto sentirono il ragazzino piangere: rallentarono e guardarono indietro. Si fermarono e uno di loro, una ragazza con la sindrome di Down, si sedette accanto a lui, cominciò a baciarlo e a dire:
- Adesso stai meglio?
Allora tutti e nove si abbracciarono e camminarono verso la linea del traguardo.
Tutti nello stadio si alzarono, e gli applausi andarono avanti per parecchi minuti.
Persone che erano presenti raccontano ancora la storia. Perchè? Perchè dentro di noi sappiamo che la cosa importante nella vita va oltre la propria vittoria, anche se questo comporta rallentare e cambiare la nostra corsa" (da internet).


1 commento:

Irene ha detto...

Ciao! Non è facile comportarsi come queigli atleti,però è sicuramente la cosa migliore da fare! Le persone non devono subire la nostra superiorità,la nostra vittoria,ma siamo noi che dobbiamo adeguarci alle persone che vogliamo educare od aiutare,per arrivare insieme al risultato finale,anche perchè ogni persona è diversa dalle altre...