sabato 17 gennaio 2009

Fino a che siamo responsabili delle nostre azioni?

Fino a che punto un giovane che compie gesti sbagliati è responsabile delle sue azioni? Quanto è condizionato dagl'altri, da quelle che sente in famiglia, tra gli amici, in TV?
Sembra il gioco del nascondino dove bisogna trovare la risposta giusta.
Studiando il pensiero che si è svolto durante tante ricerche in psicologia sociale troviamo alcuni autori che sostengono che l'oggetto di studio della psicologia sociale stessa non può essere che quello degli individui in rapporto con altri individui.
In altre parole, se è vero che i fenomeni sociali nascono dai singoli soggetti, smettono di essere fenomeni soltanto individuali proprio per il fatto di riguardare persone che si riferiscono ad altre persone (Asch, 1952). La nostra comprensione dei fatti allora non è un fatto privato e individuale, ma acquista significato proprio perchè mediata dall'esistenza di altri attori sociali (Hutchins, 1995).
Fanno pensare queste affermazioni.
Ma a questo punto la mia responsabilità è molto limitata e il mio comportamento non libero.
Ma ascoltiamo anche altre correnti che considerano le persone come attori sociali responsabili: la cultura fa l'uomo, ma sono gli uomini, le donne, i bambini che fanno la cultura (Baumann, 1996). Separata dalle persone la cultura non esiste.
E' importante tenere presente questo perchè altrimenti cadiamo nell'idea che in date circostanze l'uomo non è responsabile di quello che fa, perchè “gli altri, la cultura glielo ha fatto fare”.

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